CAMPER CLUB LA GRANDA ITALIA
LA SEZIONE TRIVENETO propone un Raduno Itinerante tra GORIZIA-CIVIDALE-CASTELMONTE tra 10/04 e il 12/04
IL NOSTRO FRIULI QUESTO SCONOSCIUTO
Luoghi visitati:
MUSEO DELL' AUTOMOBILE PAOLO GRATTON DI FARRA D’ISONZO
Nel 1987 nasce il museo dell'automobile e della tecnica, voluto dalla caparbia tenacia di Paolo Gratton. L'edificio che ospita il Museo "Ford Gratton", ha sede lungo la statale n. 351 Gorizia-Farra d'Isonzo, al Km 3,700. La facciata di questo fabbricato che porta il n. 27, riproduce fedelmente, e nei dettagli, la prima sede della Ford in Italia, che operava fin dal 1923 a Trieste, dove le Ford modello "T" e le trattrici Fordson, parzialmente assembiate e provenienti, via mare, da oltre oceano, venivano, proprio nella citta' giuliana, completate e rifinite, pronte per rifornire oltre 30 paesi europei ed extra europei con una penetrazione del 75%. Questo Museo e' dedicato soprattutto alla memoria di Henry Ford lo, nel 40º anniversario della sua scomparsa, che con il suo ingegno e con le sue catene di montaggio (Ford modello "T") contribui' notevolmente al progresso e allo sviluppo dell'automobile, aprendo cosi la strada, non soltanto in America, ma nel mondo, alla grande produzione delle automobili in serie. All'interno si puo' ammirare un'interessante raccolta di veicoli d'epoca che va dalla carrozza trainata da un cavallo, alla Cleveland tipo "A", n. 20 del 1897, alla Oldsmobile Curven Dash del 1902. Ci sono inoltre vari modelli Ford tra cui una Ford sportiva del 1909; la Ford 8 "V", primo 8 cilindri in blocco unico; la Baby Ford del 1933, prima vettura costruita interamente in Europa: ed inoltre l'autocarro Fiat "18 P" della la guerra mondiale.E'pure riprodotta, in 5 fasi di lavorazione, la prima catena di montaggio della Ford modello "T" che comincio' a operare il 5 aprile 1913. Ci sono altre macchine di diverse case automobilistiche, fino alla sofisticata RS 200 della Ford. Si possono vedere anche moto e biciclette d'epoca e sono esposti, attraverso la loro evoluzione nel tempo, fari, ruote, volanti e motori. Una parte dello spazio interno dell'edificio e' occupata da una raccolta di quasi un migliaio di oggetti d'epoca che vanno dai primi apparecchi di trasmissione e ricezione via cavo del telegrafo di Morse, alla prima radio ricevente e trasmittente, "ricostruita", di Guglielmo Marconi del 1896, alle varie radio riceventi-trasmittenti e radiogoniometri civili e militari di vario tipo, epoca e nazione tra le quali una stazione radio completa di una nave sovietica, fino alle apparecchiatura sofisticate per la ricezione del satellite Meteo-Sat IIº. Sono esposti inoltre diversi strumenti di misura di varie epoche e nazioni, incisori e riproduttori a rullo di cera di Edison eccezionali per la loro rarita' ,grammofoni vari a disco con riproduttori a tromba, a colonna e portatili e, via via magnetofoni a filo d'acciaio, registratori a nastro magnetico e una serie di apparecchiatura utilizzabili a scopo didattico. Si possono ammirare anche una stazione completa di radioamatore, la riproduzione a grandezza naturale della "Tenda Rossa" di Nobile con all'interno una radio simile a quella di Biagi che nel giugno del 1928 lancio' il drammatico S.O.S. che venne captato da un radioamatore sovietico. Un angolo particolare e' dedicato a cinque scienziati illustri che hanno dato un notevole contributo al progresso: Malignani, Edison, Marconi, Tesia e Morse. Una raccolta di macchine da scrivere d'altri tempi, chiude questa interessante rassegna. In questo museo, Paolo Gratton ha voluto raccogliere le testimonianze dell'opera di geniali personaggi che hanno portato indiscussi benefici all'umanita'. L'abbinamento automobile-radio non e' casuale: tutti e due sono nati quasi contemporaneamente alla fine del1'800 e sono entrambi veicoli di grande comunicazione: uno sui nastri d'asfalto, l'altro lungo le vie dell'etere.
Mai si disse, piu` giustamente, come in relazione a questo Museo: "non conosciamo quello che abbiamo in casa nostra"
CIVIDALE DEL FRIULI
Cividale del Friuli, o semplicemente Cividale (Cividât in friulano standard, Zividât in friulano centro-orientale, Čedad in sloveno), è un comune italiano di 11.632 abitanti] della provincia di Udine in Friuli-Venezia Giulia.
Fondata da Giulio Cesare con il nome di Forum Iulii, da cui poi ha preso il nome tutta la regione, divenne la capitale longobarda del Friuli.
Nel 775 il Ducato del Friuli fu invaso dai Carolingi e i longobardi, col loro duca Rotgaudo in testa, impugnarono per l'ultima volta le armi fronteggiando l'arrivo dei Franchi. Sconfitti gli antichi dominatori, i Carolingi istituirono la marca orientale del Friuli, mantenendo come capitale la città che cambiò così il nome in Civitas Austriae. Quest'ultima divenne sede di un'importante corte, soprattutto durante il marchesato di Eberardo che attirò uomini di cultura da tutt'Europa. Dalle famiglie che ressero la marca ebbero i natali importanti uomini politici tra cui l'imperatore Berengario, figlio dello stesso Eberardo. Nel X secolo, ossia in epoca ottoniana, la marca friulana venne declassata a contea (o contado) e inserita dapprima nella marca di Verona e quindi in quella di Carinzia (quest'ultima facente dapprima parte del Ducato di Baviera per poi assurgere essa stessa a Ducato). La ricomposizione dei poteri a livello centroeuropeo e norditaliano lasciò un importante spazio ai patriarchi, i quali accrebbero i propri beni e il proprio potere sin dall'inizio del X secolo e nel 1077 divennero liberi feudatari del Sacro Romano Impero su un vasto territorio.
Scongiurato dopo quasi un trentennio il pericolo dei turchi, i quali pure in queste zone compirono razzie e violenze sino al 1499, nel primo Cinquecento scoppiò la guerra tra Venezia e la Lega di Cambrai e l'Impero tentò di occupare la città assediandola con le armate del duca Enrico VII di Brunswick nel 1509, ma dopo un'epica lotta i cividalesi riuscirono a far desistere l'esercito alemanno. Quest'ultimo, tuttavia, riuscì comunque a occupare Cividale due anni più tardi, ma solo per poche settimane, dovendo abbandonare la città anche a causa di un terremoto e di una pestilenza. Con la pace di Worms (1530) la città perdette la gastaldia di Tolminoe le annesse miniere di mercurio d'Idria: ciò ne decretò un'inesorabile decadenza economica oltre a una marginalizzazione geografica e in seguito viaria dalla quale non ebbe mai più modo di riprendersi.
Nel 1553 Cividale ebbe istituito da Venezia un proprio provveditore ordinario, scelto dal Senato nel novero del patriziato veneto, e nel 1559 venne finalmente sancita la sua autonomia e del proprio territorio dalla Patria del Friuli, svincolandosi in tal modo dall'invisa Udine. Nel 1797 con il trattato di Campoformido tra Napoleone e l'Austria Cividale passò all'Impero asburgico; dopo il breve periodo in cui fece parte del napoleonico Regno d'Italia, essa fu riassegnata all'Austria dalCongresso di Vienna (1815). Fra il 1848 ed il 1866 vi fu la presenza di un vivace movimento risorgimentale; nel 1866, dopo la terza guerra di indipendenza, fu annessa al Regno d'Italia col Veneto e il Friuli[11] e nel periodo noto come Belle Époque fu teatro di un'effervescente attività politica.
SANTUARIO DELLA BEATA VERGINE DI CASTELMONTE
Le sue origini si collocano nel cristianesimo primitivo. Secondo quanto riporta una tradizione attendibile, il luogo dove sorge il santuario, per la sua posizione dominante tra le vallate del Natisone e dello Judrio, era sede di una guarnigione romana a difesa della città di Forum Iulii (oggi Cividale del Friuli) dalle invasioni barbariche iniziate nel V secolo. Si suppone che, in un primo momento, il luogo sacro consistesse in un piccolo sacello scavato nella roccia e dedicato alla Madonna e a san Michele Arcangelo. Il sito di Castelmonte venne utilizzato dalla popolazione locale anche come rifugio in occasione delle calate degli invasori (Unni, Goti, Longobardi, Avari e Slavi). La località, col passare del tempo, e anche a causa della sempre maggior devozione verso la Vergine Maria della comunità della vicina Aquileia, andò ampliandosi sino a divenire un borgo fortificato che circondava la cappella, con muri prospettici, scalinate e vari edifici in pietra.
Il primo documento scritto che cita la chiesa risale al 16 giugno 1175 quando la stessa venne nominata in un documento di cessione di alcuni beni a favore del monastero di Santa Maria Assunta di Cividale. Documenti datati 1244 e 1247 attestano che Castelmonte era già ritenuta all'epoca una delle località più importanti del patriarcato di Aquileia, anche in termini di floridezza economica. Nel 1253 il santuario venne unito al capitolo collegiato di Santa Maria Assunta di Cividale. Altri documenti ci danno notizie dei lavori realizzati presso il borgo ed il santuario negli anni 1296-1360 e 1410-1432.
Il santuario nel 1469 fu distrutto da un incendio scoppiato a causa di un fulmine che colpì il campanile; in quell'occasione bruciò anche la statua lignea della Madonna. Il tempio fu ricostruito nel 1479 e, all'interno, fu posata una nuova statua, in pietra, raffigurante la Madonna nera con bambino che, ancora oggi, adorna l'altare maggiore.