Cronaca viaggio a Capo Nord

D’INVERNO A CAPO NORD
Febbraio 2014


Sono trascorsi ormai molti giorni, dal rientro alla “normalità” dopo lo spettacolare e avventuroso Viaggio tra i ghiacci del Grande Nord.
Le ore, le giornate trascorse dal ritorno in città, sono state un immaginario e lunghissimo filo d’Arianna che mi ha permesso di ritrovare e rielaborare ricordi, sensazioni, emozioni, e prepotenti nostalgie.
Come in un “flashback” ho rivissuto attimo per attimo i magnifici e intensi 35 giorni, e ora cerco  di “dipingere” su questi fogli bianchi la mia esperienza che mi farebbe piacere  condividere e trasmettere a tutti, camperisti e non, raccontando le spettacolari e intense 840 ore, o i 50.400 irrepetibili minuti, della grande galoppata nordica!

Bolzano, venerdì 7 febbraio 2014

E’ arrivata finalmente mattina e i due camper sono pronti per la grande avventura fremono…vogliono dar fiato ai motori, innestare la marcia e partire, ma non prima di ricevere gli auguri di buon viaggio dai numerosi amici bolzanini venuti sul luogo della partenza, sventolando una simbolica bandiera del via e cliccando su telefonini e macchine fotografiche come ricordo del momento topico!
Così… gli equipaggi Vitto con Nirvana e Renato con Gabriela percorrono i primissimi metri sotto gli sguardi dei convenuti, illuminati da una leggera punta di bonaria invidia, che li seguono fino a quando le sagome dei camper s’incamminano verso l’ignoto, all’imbocco dell’autostrada.
Viaggiamo diretti fino a sera con sosta nei pressi di Bamberg -Germania- dopo aver percorso più di 500 Km.

Sabato 8 febbraio 2014

Si continua a viaggiare macinando kilometri, il tempo è buono, si chiacchiera al C.B. con allegria, si fanno progetti per le prossime tappe, si immaginano e si progettano le successive giornate…come se non lo avessimo fatto già un’infinità di volte durante i lunghi mesi di preparativi, l’ impresa ormai è iniziata e ci emoziona fin dai primissimi istanti ! Dopo le varie soste per il caffè, il pranzo, il caffè del pomeriggio, si arriva a sera a Puttgarden e, al volo, ci imbarchiamo sul traghetto che in meno di due ore ci porta a Rodby -Danimarca-.
La sosta notturna ci vede soli soletti nell’ampio parcheggio di un supermercato dopo aver fatto un giro lungo le strade deserte della graziosa cittadina di Nystedt cercando un locale dove cenare…ricerca infruttuosa! Conteggiamo i km percorsi durante la giornata che sono circa 670, va aggiunta inoltre la gradevole traversata in traghetto; ora ci meritiamo il riposo per poi proseguire verso….verso dove ci porterà il cuore tenendo conto dei piani di viaggio studiati, elaborati con minuzia a tavolino!

Domenica 9 febbraio 2014

Siamo in Danimarca, la porta del Grande Nord, la notte danese è trascorsa tranquilla tra sogni e desideri che entro poche ore saranno realtà. Riprendiamo il viaggio superando un lungo ponte panoramico che ci conduce all’isola di Faro e bagnati da una fastidiosa pioggerellina, beviamo una buona cioccolata calda al coperto, rivolgendo lo sguardo attraverso la grande vetrata di un locale punteggiata da gocce e rigagnoli di pioggia, verso un mare piuttosto agitato tanto quanto le bandiere che sventolano sugli alti pennoni.Alla chiesa di Elmelunde, tappa successiva, compaiono i primi graditissimi raggi di sole.La voglia di gironzolare lungo queste tranquille strade non ci abbandona, quindi si prosegue per Mons Klint, l’affascinante falesia che precipita nel mare. L’abbandoniamo dopo una bella passeggiata lungo un percorso panoramico per arrivare fino al paese di Stege. Questa è la nostra sosta pranzo, in una quanto mai originale macelleria-ristorante: scegliamo il tipo di carne, ognuno a seconda del suo gusto e subito  viene cotta a nostro piacimento. Ci accomodiamo in una sala con un arredamento in stile quasi- liberty, o forse solo con vecchi oggetti di vecchie case, ma noi abbiamo gradito il tutto con un certo entusiasmo… o forse era solamente un certo appetito ???!!!!Le ruote non sono ancora stanche di girare e a questo punto ci apprestiamo a cambiare nazione superando un maestoso manufatto, che si snoda per 17 km tra il tunnel sottomarino e l’arcata del ponte che si ricongiunge alla terra ferma tramite un isolotto artificiale sull’Oresund, che ci porterà fino a Malmoe in Svezia. Il campeggio è gradevole e ben organizzato, la sistemazione è avvenuta seguendo i perentori ordini del proprietario, che non ha lasciato spazio a nostre eventuali iniziative!Oggi abbiamo percorso circa 260 km con molta calma esplorando i nuovi e interessanti paesaggi.

Lunedì 10 febbraio 2014

L’autostrada svedese ci permette un’andatura disinvolta, senza superare i limiti di velocità. Il sole sembra aver ancora voglia di accompagnarci, quindi tra chiacchiere e le solite previsioni per i giorni successivi, che rendono sempre più vivo il desiderio di neve…di Nord, ci incamminiamo, verso Jonkoping, lungo una strada costeggiata da un infinito numero di abeti che sembrano darci il benvenuto in terra svedese, per terminare la giornata nel paese delle caramelle, quelle tradizionali a forma di bastoncino che decorano gli alberi di Natale: Grenna.
Gli uomini, che hanno guidato fino a questo momento, sono occupati in qualche lavoretto di controllo ai mezzi, noi donne andiamo in ricognizione al centro …piccolo e  grazioso, tanto da convincere i mariti ad unirsi a noi. Le vetrine dei negozi di caramelle sono luminose, sgargianti d’infiniti colori e senza dubbio invitanti. Alcune hanno anche il laboratorio nel quale le producono, ci sembra di capire che sia un lavoro a carattere essenzialmente familiare.  Nascono da un primo impasto omogeneo, un po’ gommoso, tondeggiante e zuccheroso, poi sono spezzettate e fatte scivolare su dei rulli per essere asciugate sotto al getto di un ventilatore!
L’avvenimento della giornata è l’acquisto di Vitto: il freddo inizia a farsi sentire e quindi ha una certa necessità di un copricapo che lo ripari dalle…intemperie, ed ecco il “cappello da orso” con tanto di para-orecchie, per il futuro lo leverà solo per la doccia, ai pasti e a ..letto!
Anche questa sera, dopo aver viaggiato per circa 350 km, ci sistemiamo in pieno centro davanti al supermercato Coop aperto fino alle ore 22.
La nostra sosta non passa inosservata agli sguardi interessati e curiosi degli abitanti delle case limitrofe, che hanno sempre un lume acceso alle finestre, secondo un’antica e consolidata consuetudine nordica. Noi ci sentiamo tranquilli, quasi …in famiglia e buonanotte a tutti.

Martedì 11 febbraio 2014

La luce illumina la giornata già alle 7 del mattino e la temperatura è scesa a 1 grado, che con il vento birichino, da una percezione di freddo più intenso.
Lasciamo la cittadina di Grenna in direzione Upsala, percorrendo una strada panoramica che ci immette nel mondo che caratterizza la Svezia, tra boschi, laghi ghiacciati e i primi cartelli stradali a forma triangolare, che ci intimano di procedere con molta attenzione perché in quelle zone c’è la reale possibilità che si avventurino gli alci… contiamo di vederne almeno uno….!
E’ arrivato anche il momento di filmare la strada sulla quale viaggiamo, lo facciamo tramite una piccola telecamera posta sul cruscotto del camper: la Go-Pro, che ci restituirà una volta a casa, le immagini del percorso e del territorio attraversato, avendo come sottofondo alle riprese il cicaleccio al C.B. tra i due equipaggi, mentre Renato dal suo camper filma paesaggi, case, personaggi, nuvole e sole.
Le poche case che incrociamo hanno tutte il camino che fuma, la tradizionale e rassicurante luce fioca alle finestre, la scala per raggiungere il tetto poggiata alla parete esterna, nessuna recinzione a protezione se non quella naturale di cespugli o qualche betulla. Il tutto ci infonde una sensazione di tranquillità, quindi il parcheggio per la sosta pranzo, con una buona pastasciutta, si trova senza problemi e ci adagiamo in deliziosi momenti di  comodo relax!
Il tempo buono ci permette di continuare la marcia, la luce del giorno a poco a poco si attenua …e sono circa le 14,30 del pomeriggio, nel giro di una mezz’ora siamo al buio.
Il campeggio per la notte è già stato programmato prima della partenza, seguiamo il navigatore che ci conduce in una fitta boscaglia, lo vorremmo colpevolizzare per averci indirizzati lungo una strada sbagliata, quando i fari di una macchina ci fanno segno di seguirla e noi ubbidiamo. Ci addentriamo, timorosi, lungo una stradina che porta nel nulla, è tutto nero, nessuna luce in vista, dove saremo ?
Eccoci al campeggio finalmente!
La graziosa proprietaria ci indica le nostre piazzole e tutto quanto ci possa essere utile per la sistemazione, poi ci saluta e se ne va, lasciandoci soli nel camping di un paese dal nome irripetibile nei pressi di Skutskar. Gli uomini, temerari, decidono di perlustrare il luogo, rientrano ai camper entusiasti della  location: siamo in un grande campeggio sulla riva del mare…per il momento non ci rimane che credere alla loro testimonianza, controlleremo domani.
Così, tranquilli, tranquilli dopo le solite chiacchiere, i soliti entusiasmanti progetti sempre ricchi di nuove idee, avendo percorso circa 450 km su strada, ci scambiamo la buonanotte!

Mercoledì 12 febbraio 2014

E’ arrivata la “nostra prima nevicata”, ce ne rendiamo  conto appena svegli, è giorno fatto fin dal mattino presto, euforici e felici andiamo a verificare la reale esistenza della spiaggia che la neve ha ricoperto fino a lambire le onde sulla riva del mare. Che strana sensazione danno sabbia, neve e mare, elementi uniti tra loro da madre natura in un connubio perfetto: s’intersecano e si rafforzano a vicenda. Siamo gli unici rappresentanti del genere umano in questo nuovo panorama invernale, inviamo a casa le testimonianze nordiche a parenti e amici. Vitto farà sfoggio del suo nuovo cappello da orso, ma anche Renato Gabry ed io non saremo da meno, ognuno con il proprio, quindi sarà possibile avvistare quattro nuovi e un po’ cresciutelli orsacchiotti sulle innevate spiagge svedesi prospicienti il Golfo di Botnia.
La giornata procede con l’arrivo alla cittadina di Gavle, con una breve passeggiata ci portiamo nel centro storico fino a giungere a “Gamla Gefle” un piccolo rione di antiche casette, un museo all’aperto vivente, talune tra queste sono tuttora abitate.
Sono abitazioni unifamiliari, risalenti al XVII secolo, poste ai lati di una viuzza di ciottoli lucidati dal tempo e dall’uso.  Assomigliano a dei ninnoli ben curati in ogni particolare, con  mura esterne colorate da tenui colori pastello l’una diversa dall’altra, finestrelle con vezzose tendine e oggetti  importanti in mostra sui davanzali, fiori pressoché ovunque in una sgargiante miscellanea di colori.
Le insegne di ferro battuto che rappresentano il mestiere degli antichi abitanti, sono tenute in ordine, come se l’arte di quei mestieri fosse ancora in funzione. La passeggiata è quanto mai gradevole, siamo avvolti da quest’atmosfera d’altri tempi con qualche leggerissimo fiocco di neve portato dal vento che turbina sopra di noi e ci sfiora in maniera impercettibile, con delicatezza.
Come si sa, da queste parti la luce cede abbastanza presto il posto alle ombre della sera, e anche oggi, alle 15 qualche minuto più o meno, siamo al buio, e per un repentino e estemporaneo cambio di programma -il bello della diretta- decidiamo di superare il ponte che ci porta al paese di Almon sull’omonima isola sotto a una copiosa nevicata… che bello!!
Non mi viene alla mente un altro aggettivo, e così è stato: bello e coinvolgente, come la passeggiata serale, i fiocchi di neve impalpabili, scendono roteando in una sorta di ballo, li seguo con gli occhi finché non toccano terra, lasciamo come ricordo, che svanirà in un nonnulla, le nostre impronte sulla neve fresca!
Prendiamo posto in un luminoso parcheggio, davanti al provvidenziale supermercato in posizione ottimale in vista della nevicata che potrebbe divenire più copiosa. La cenetta da gran gourmet è consumata come sempre in una simpatica e allegra atmosfera in “casa” Carion, poi dopo 270 km di viaggio, si va a nanna al calduccio nell’irreale silenzio  della nevicata. Non ho voluto abbassare gli oscuranti per godere la bellezza dello spettacolo, per non perdere uno degli innumerevoli fiocchi, fino a quando gli occhi si sono chiusi!

Giovedì 13 febbraio 2014

Il pezzetto di mondo attorno a noi è vestito di bianco, come se leggiadre fate avessero steso ovunque una fine e preziosa coperta bianca più del bianco. Questo è il paesaggio che si presenta al mattino al nostro sguardo, ma non rimaniamo incantati solo a guardare usciamo, ci tuffiamo in tutto questo candore!
Ora sappiamo che il Grande Nord è quasi dietro l’angolo a due passi da noi, quindi è necessario equipaggiarsi a dovere, uno dei più importanti accorgimenti è dare sicurezza ai mezzi. Oggi Vitto accompagnato dall’amico Renato si porta a Sundsvall in un’officina a pochi km dalla nostra postazione, per farsi sostituire le gomme da quelle antineve alle chiodate, fino a questo momento gelosamente custodite nel gavone del camper.
Una volta che il tutto è sistemato con un rigore tipicamente nordico, si riprende la strada verso Harnosand, la città più antica del Nord svedese.
Sono 48 km di un ininterrotto spettacolo, che si snoda tra boschi e prati innevati, tra minuscole casette che spuntano ora qua ora la, piccoli villaggi distesi placidamente nella vallata che compaiono e scompaiano ai nostri occhi a seconda  delle curve o dei dossi. La chicca di questo tratto di percorso, dopo un’estemporanea deviazione tra boschi innevati, è arrivata all’improvviso, inaspettata: una bella volpe dalla folta coda rossa ci attraversa la strada e passa davanti ai camper, pavoneggiandosi con eleganti movenze e incurante della nostra presenza; si muove con tale tranquillità che riusciamo a scattare una serie di fotografie e riprese, fino a quando non sparisce nella boscaglia.
La sosta pranzo è divenuta per noi un argomento di un serio studio…”eno-gastronomico-antropologico”…. rivolto con serietà agli usi e costumi della popolazione del luogo, quindi in prossimità di qualche ristorante tipico è d’obbligo spegnere i motori, assaggiare le prelibatezze locali…e prenderne rigorosamente nota!!!…
La cucina, anzi la maniera di accostarsi al cibo, è molto diversa dalle nostre abitudini: qui non si tergiversa su miriadi di pietanze per ogni genere di palato. Il pranzo consiste in un’unica e abbondante portata, sul piatto compaiono carne o pesce, in genere salmone o merluzzo, oppure manzo o renna, con tutte le verdure corredate da salse di diversa consistenza e colore, ma fondamentalmente dai sapori simili tra loro con abbondanza di aglio e cipolla.
Abbiamo conosciuto anche questa importante parte della cultura scandinava, naturalmente bisogna scordarsi il buon sapore della tazzina  di caffè all’italiana!
Rimettiamo in moto camper con gli equipaggi rifocillati: la strada, percorsa da uno scarso numero di mezzi, si snoda con rettilinei e curve da affrontare con prudenza visto il fondo stradale innevato e talvolta viscido. Creano una certa ansia e difficoltà i lunghissimi, prepotenti e veloci TIR che pretendono di farsi spazio suonando a ripetizione le loro altrettanto prepotenti trombe, sorpassano solo a qualche centimetro dalla nostra sagoma, sollevando nuvole di minuscole particelle di neve che si depositano e gelano sui nostri parabrezza…gran lavoro per i tergicristalli!
Ritornata la calma, riusciamo a godere della dolcezza del percorso, interamente fiancheggiato da betulle dagli esili rami ricoperti di neve che si è posata copiosa anche sui robusti abeti.
Le prime, scosse dal vento, volteggiano come leggiadre ballerine, i secondi impettiti nella loro maestosità, sembrano essere i guardiani del territorio affinché nessuno osi contaminare una così rara bellezza naturale. Poi più nulla, soltanto noi con la casa sulle spalle, come delle chiocciole e viaggiamo e viaggiamo in un significativo silenzio, catturando quante più immagini possibili che rimangano ben impresse nella mente e nei vari congegni elettronici: rappresenteranno il “nostro” vissuto, un nuovo mondo tutto da scoprire e da vivere.
L’imbrunire arriva in men che non si dica colorando il cielo di un azzurro intenso, che scivola lentamente verso il blu’ cobalto, per giungere infine nel regno sovrano del buio, rotto solo dall’illuminazione giallastra di qualche piccolo centro abitato che dura un solo attimo e si dissolve nella notte…ma sono solamente le 15 di un pomeriggio di febbraio!
Troviamo la consueta sistemazione, per trascorrere la nottata, nel parcheggio di un ….supermercato, anche questo è illuminato, ampio e ospitale, ci sentiamo protetti dal semplice, genuino microcosmo che ruota intorno a noi. Detto e fatto, ci organizziamo per concludere in bellezza la giornata, con un giretto panoramico nel centro della cittadina di Umea, spolverizzata da un fitto nevischio, lungo l’unico bel viale pedonale illuminato a giorno,  mischiandoci tra gli altri cittadini autoctoni!
Un’altra giornata è trascorsa, un altro tassello del mosaico che andrà a completare questa esperienza di viaggio, è stato sistemato al suo posto.
Buonanotte ragazzi…dopo i quasi 300 km percorsi vagabondando sulle strade svedesi, ci meritiamo un buon sonno ristoratore!

Venerdì 14 febbraio 2014 - San Valentino

Le possenti pale dello spartineve sono già in funzione alle 2 della notte, anzi del mattino. Sembra un mostro pronto a fare un sol boccone dei nostri mezzi ancora addormentati, invece con destrezza e precisi movimenti l’autista manovratore di questo gigante delle nevi, circumnaviga gli spazi che occupiamo senza neppure sfiorarci, creando solo per noi, una via d’uscita sgombra dall’abbondante nevicata notturna!
Rieccoci in strada, i navigatori parlano, ripetono a iosa le indicazioni, noi sembriamo non ascoltarli, seguiamo la “nostra” strada e quelli che potrebbero sembrare i soliti panorami. Ma ogni albero, cespuglio, laghetto, casa, il vento che gioca con le nuvole, svelano una specificità che li rende unici, il loro insieme compone  il paesaggio che rapisce i nostri sguardi e i nostri pensieri, con un veloce susseguirsi di immagini in  ritmica dissolvenza.
Di tanto in tanto stabiliamo di fare una piccola sosta per immergerci nella realtà dei semplici centri abitati che incrociamo, ne approfittiamo per rifornire gli assetati camper e per confrontarci con qualche usanza o peculiarità del luogo. Oggi è la giornata del soccorso stradale…fortunatamente non per noi, ma per venire in aiuto a un Tir guidato da un autista belga, rimasto affossato con le ruote posteriori in una profonda buca, e ormai demoralizzato dopo inutili tentativi di salvataggio!
Intervengono i nostri coraggiosi eroi: tra funi, ganci, colpi sui pedali di acceleratore e frizione ubbidienti ai comandi del piede di Renato, il controllo del vigile sguardo di Vitto, avvolti in un turbinio di neve piroettante….il camion è fuori dalla sua prigione e noi proseguiamo lungo la rotta stabilita, a meno che non si decida per repentini e improvvisi cambiamenti dell’ultimo minuto.
La decisione è presa in un battibaleno…ed ecco, messa la freccia a sinistra ci spingiamo lungo un sentiero appena percorribile, verso l’antico borgo di Skelleftea, posto sulle rive dell’omonimo fiume prossimo alla foce sul Baltico.
E’ un villaggio che racconta la storia delle vecchie comunità del 1400 composto da una serie di case in legno uguali tra loro, trasportate lì dai sobborghi circostanti. Come punto di raccolta di tutti gli abitanti, al centro del villaggio, sorge la chiesa, utilizzata per il censimento e il pagamento delle tasse in occasioni delle grandi festività religiose. Oggi il sito, collocato in un grande parco, è disabitato e utilizzato come museo all’aperto. Ce ne siamo impossessati, gironzolando, unici visitatori, immersi nella neve fino alle ginocchia, tra le casette dai gradini scricchiolanti e dai tetti spioventi, sbirciamo dalle vecchie e offuscate finestre dalle quali s’intravede l’interno semplice e spartano, dove regna sovrano un vecchio camino, il tavolo e pochi utensili dell’epoca.
Vorremmo fermarci ancora in quel piccolo e rilassante angolo di mondo, dove il tempo sembra essersi fermato, ma la luce del giorno sta lentamente, con estrema regolarità, calando e ci concede pochi kilometri di viaggio prima dell’imbrunire e poi del buio ( alle 15,30 è già notte). Il vento spazzola con energia strade e alberi creando una velatura di nevischio che veloce ci viene incontro ora da destra ora da sinistra, impegnando l’attenzione dei nostri due autisti sempre consci che ogni disattenzione potrebbe portare a serie conseguenze.
Il manto stradale ora è diventato completamente bianco e certamente gelato… Renato è già con la mente proiettato alla serata quando provvederà a mettere in sicurezza il “ camperone” piazzando i chiodi nelle ruote.
Arriviamo al campeggio di Lulea sistemati proprio sulla riva del Golfo, l’uno di fronte all’altro e per Renato, con l’aiuto di Vitto prende il via “l’operazione chiodi”.
Muniti degli indispensabili chiodi Grip, guanti, trapano, luce e tanta buona volontà i due chirurghi con precisione quasi millimetrica, esposti a una temperatura gelida, dopo un’oretta o poco più, completano soddisfatti il loro intervento, così finalmente posiamo cenare nell’accogliente soggiorno messo a disposizione dal campeggio.
Anche quest’oggi la giornata è stata intensamente vissuta in ogni suo momento, nel silenzio generale andiamo a nanna ripensando con serena soddisfazione ad ognuno dei 270 km percorsi!

P.S.- dopo un rapido susseguirsi di telefonate da parte di amici italiani, siamo venuti a sapere che su alcuni siti di camperisti siamo seguiti nelle tappe del nostro viaggio….dovremo scoprire chi ci segue con tanta passione…vedremo!

Sabato 15 febbraio 2014

Oggi varcheremo il confine con la Finlandia, entreremo nella terra Sami, una terra unica per la sua cultura abitata dai “figli del sole e del vento”.
E’ una popolazione che conta circa 70.000 abitanti sparsi in un territorio che comprende quattro stati diversi: Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia
Transitiamo verso le 11 del mattino sotto il cartello stradale, Suomi -Finlandia- dalle scritte quasi illeggibili per lo strato di neve ghiacciata che lo ricopre, e spostiamo subito i nostri orologi un ora avanti rispetto all’ora di casa.
Tutto il territorio popolato dai Sami è speciale, speciale in ogni sua manifestazione: per le antiche credenze che ci narrano del sole, della terra e del vento che danno origine alla vita, per lo “yoik” il canto tradizionale che provoca una profonda esperienza emotiva in chi lo canta e in noi che lo abbiamo ascoltato, per l’attaccamento alla terra dei padri, ai suoi frutti, ai suoi animali, in particolare alle renne che allevano tra enormi difficoltà.
La strada si fa più aspra, il manto nevoso ormai è divenuto una luccicante lastra di ghiaccio, procediamo a una ragionevole velocità e distanza tra di noi, per poterci permettere anche un’improvvisa frenata. Se il percorso aumenta in difficoltà, tutto ciò che lo sguardo riesce ad abbracciare aumenta in intensità, in un crescendo di nuove e diverse sensazioni ed emozioni. Il paesaggio è imbiancato a tal punto da non riconoscere le forme avvolte dalla neve, felpata e dolce che rende morbido tutto quanto ricopre con i suoi fiocchi pesanti,  leggeri, o impalpabili che possano essere.
La neve è vita per queste popolazioni, non interrompono alcun genere di attività nonostante le temperature proibitive. Incontriamo sempre più spesso i cartelli segnalatori che ci avvisano dell’attraversamento di motoslitte, che sfrecciano a fianco della strada carrozzabile. La presenza di questo particolare mezzo di trasporto su …sci… è riconoscibile dall’inconfondibile rombo del motore sempre rampante a pieno ritmo di giri, e dalle evoluzioni, che compiono sul bianco manto superando pendii, tuffandosi in spericolate discese, inoltrandosi nel fitto del bosco spuntando poi all’improvviso a valle e percorrendo a velocità sostenuta le superfici gelate dei laghi!
Pian pianino, con la notte che ormai ha guadagnato molto terreno sul chiarore del giorno-sono circa le 15-15,30- imbocchiamo un bellissimo viale illuminato che nel giro di 20 Km ci conduce a Rovaniemi -nel Lapland, sulla strada dell’Artico - dove cercheremo di bussare alla porta di…Babbo Natale!
Entriamo nel villaggio, parcheggiati i mezzi, in  un attimo siamo già pronti per assaporare i profumi e i suoni del Natale tra abeti splendenti di luci, bimbi dagli occhi incantati, un pungente nevischio che scende lento, in noi e tra noi si crea un alone indefinibile di autentica magia.
E’ un momento che nonostante i nostri anni “non più verdissimi”, ci investe di una certa emozione, che non riusciamo o meglio non vogliamo  mascherare.
Il buio della notte ormai è sceso da molte ore, ma il nostro orologio biologico non vuol saperne di condurci a letto, lo farà solo nella tarda serata dopo qualche bella passeggiata lungo le strade quasi deserte del villaggio di Babbo Natale, dove il profumo del legno e degli abeti non si smorza né si attutisce. Sistemiamo in un momentaneo archivio tutti i minuti di questa bella giornata durante la quale i camper ci hanno condotto fino a qui, percorrendo circa 260 km, domani avremo un appuntamento con le favole, con la fantasia che risveglierà tutto ciò che è rimasto d’infantile in noi.

P.S. investigando, investigando, scopriamo chi ci segue tramite i social, è un nostro comune amico, ma non solo lui anche altri sono in postazione alle webcam per…beccarci sul fatto!

Domenica 16 febbraio 2014

Gli elfi vestiti di verde e rosso, ci conducono da Babbo Natale dalla lunga, folta e riccioluta barba bianca, seduto sulla sua gran sedia tra tanti pesanti libroni dove sono scritti i nomi dei bambini buoni…forse molti e molti anni fa ci saranno stati scritti anche i nostri?
Babbo Natale ci invita a sederci accanto a lui e una volta conosciuta la nostra provenienza, s’intrattiene amabilmente con noi, ci parla con voce austera e al contempo suasiva, di Italia, di Venezia con le gondole e ci promette una visita a dicembre…spero che mantenga la promessa!
Poi inizia la trafila…commerciale: foto, filmino da ritirare in uscita alla cassa, per Babbo Natale è quasi d’obbligo spendere un po’ di euro…finlandesi!
Nel frattempo, dall’Italia dei cari amici fissi alla postazione della Webcam natalizia, ci fanno avere, in tempo reale, le immagini di noi 4 camperisti vagabondi sulle strade Lapponi, stretti vicini, vicini a Joulupukki, ovvero Babbo Natale in lingua finlandese.
Tra tutte queste emozioni, tra i ricordi della nostra fanciullezza  riemersi con prepotenza in questi effimeri attimi, non dobbiamo scordare che abbiamo avuto la possibilità di varcare l’immaginaria “riga” che segna il confine tra due mondi, quello…nostro… e quello artico cioè il circolo polare artico -Napapiiri- alla latitudine di 66°33’39” N.
Reduci da un ottimo pranzo a base di salmone cotto sulle braci ardenti della capanna Lappone, ci spostiamo verso l’Arktikum keskus ovvero un museo che documenta la vita, le consuetudini, la storia dell’ambiente dell’estremo Nord.
Raggiungiamo l’Arktikum spostando solo un mezzo attraversando tutta la città di Rovaniemi con un intenso traffico nordico, la sagoma dell’imponente edificio si staglia netta contro il cielo carico di una gran quantità di neve: è un’avveniristica costruzione a forma di galleria, dalla volta costruita in modo da lasciar filtrare, attraverso una spessa vetrata, la luce artica. Sono trascorse due ore molto interessanti ed esaustive che ci hanno immedesimato nel mondo Sami.
Hanno attirato la nostra attenzione i multicolori abiti tradizionali, ci siamo immersi nelle fasi difficili e cruente delle partite di caccia e pesca, nelle difficoltà dell’allevamento delle renne e nelle tradizioni familiari ben consolidate anche nella quotidianità della vita moderna. L’interesse maggiore è stato catturato dalle spiegazioni tecniche e scientifiche riguardanti il fenomeno dell’aurora boreale, dai filmati di una bellezza eccezionale che ci hanno fatto sognare a occhi aperti, ora ci sentiamo prontissimi per vederla nella realtà e realizzare questo sogno… sognato e sognato più volte!
La cena a “casa” di Renato e Gabriela è veramente un bel momento di tranquilla pace in un’atmosfera molto suggestiva: all’esterno nevica copiosamente, in lontananza si odono le nenie natalizie provenienti dal Villaggio, noi siamo soddisfatti della nostra strepitosa giornata e ripassiamo tutti gli istanti fin qui vissuti, fissiamo gli appunti nella memoria, poi …buonanotte!

Lunedì 17 febbraio 2014

Il giorno si sveglia molto presto da queste parti, la luce si riflette sulla neve che sembra essere più luminosa e brillante, il cielo ha ancora qualche bagliore rossastro ultimo segno del chiarore dell’alba.
I ragazzi decidono di cimentarsi in una gitarella in quad- da troppo tempo addormentato nel gavone del camper di Renato, noi ragazze abbiamo tutte le intenzioni di mettere alla prova il nostro potere d’acquisto nei vari negozi del villaggio: al termine delle nostre avventure ci racconteremo tutto!

AVVENTURA IN QUAD DI RENATO E VITTO
Intervista a Vitto:

… attrezzatura adatta allo scopo, giusto spirito di avventura, incoscienza… quel che basta e via. Subito prendiamo la pista riservata alle motoslitte e ci inoltriamo nella foresta. Siamo soli, ci accompagna solo il rombo del nostro motore e le grida di gioia e di assenso che reciprocamente ci scambiamo. Il percorso è troppo facile e allora lo abbandoniamo per inoltrarci verso un sentiero tra le betulle che sembra abbastanza largo; lo prendiamo a tutta velocità, la sensazione è bellissima e coinvolgente. Intorno a noi solo neve, alberi, ghiaccio e una luce soffusa: perdiamo l’orientamento e girovaghiamo senza meta ad una bella velocità. Renato è un esperto conduttore, ma fatica a tenere in assetto il quad sia per i sobbalzi sia per gli avvallamenti improvvisi. Io seduto sopra sembro cavalcare un puledro impazzito e le urla di divertimento si sprecano. La stradina si restringe… sparisce, voliamo per aria e in un baleno siamo gambe all’aria sia noi sia il quad. E adesso cosa facciamo noi e il quad, sommersi dalla neve fino alla cinta? Ci guardiamo attorno… nessuno! Da dove siamo venuti e dove dobbiamo andare? Nessuno risponde! Io inizio a scavare nella neve per cercare di liberare prima noi due e poi il mezzo e Renato prova a verificarne l’efficienza. Con tutte le risorse umane e non che disponevamo abbiamo lavorato una buona mezz’ora ma alla fine il quad è libero e si mette in moto e così riprendiamo il nostro vagabondare nella brughiera. Non è stato facile ritrovare qualche punto di riferimento e ritornare sulla strada maestra e ai nostri camper, ma alla fine, soddisfatti, orgogliosi e un po’ ammaccati ci siamo riusciti… Gabriela e Nirvana… non conoscono i particolari e per il quieto vivere, è meglio così! …

Le intenzioni all’inizio, erano di tenerci ben stretti i reciproci segreti: i vari e numerosi pacchetti - tra cui un bellissimo cappello di manifattura artigianale per Renato- hanno svelato i nostri… piccolissimi…, ma il vistoso strappo a forma di 7 sulla giacca a vento di Vitto ha chiaramente rivelato tutti i retroscena della loro vicenda !!!!
Poniamo subito rimedio con una bella toppa artistica, costruita su misura con il nastro adesivo americano color argento…che rende la giacca a vento come nuova e naiff (la riparazione durerà fino a fine viaggio).
La strada ci aspetta, il ghiaccio ormai è sovrano unico e incontrastato del fondo stradale, i chiodi sulle ruote lo mordono, lo controllano, ne riconosciamo l’inconfondibile rumore, i mezzi possono viaggiare tranquilli, facendosi largo tra il nevischio ora più leggero ora più intenso che il vento piuttosto corposo spara contro i vetri dei camper.
Viaggiare…è troppo banale definire i nostri spostamenti solo un viaggio.
Sono momenti unici, tra file di alberi dalle fronde curve per la neve, tra laghi dai colori più svariati, a seconda dello spessore del ghiaccio, tra paesaggi che sembrano fatti di nulla nel nulla.
In questo spicchio di vita fatto di attimi veloci che scorrono, siamo attori e al contempo spettatori, seguiamo il susseguirsi delle immagini, ognuna ha un particolare, un qualche cosa che sovrasta per bellezza o intensità quella precedente, aspettiamo con ansia quale sarà la sceneggiatura che ci riserverà l’immagine successiva, pur sapendo che dietro a tanto spettacolo, le insidie del territorio possono essere in agguato!
Se in questo istante decidessimo di girare sulla nostra destra, ci staremo dirigendo verso il confine con la Russia che dista da Kantalahti, cittadina che stiamo attraversando, circa 300 km e non so quanti da casa!
La sosta caffè è a Sodankyla, un piccolo centro caratterizzato da una vecchia chiesetta di legno che spunta con il tetto o poco più da una montagna di neve che ne rende inaccessibile l’ingresso, da un bel monumento di ferro battuto dedicato alla renna e delle simpatiche signore che viaggiano tranquille sul marciapiede gelato con il loro monopattino-slitta che scivola veloce e silenzioso!
Il mare di neve inizia a rabbuiarsi, la luce è sempre più tenue, siamo nel primo pomeriggio, l’imbrunire dura solo una manciata di minuti o poco più, poi diviene notte, ma una notte con un chiarore speciale dato dal riflesso della neve. Decidiamo di proseguire, i nostri programmi prevedono di raggiungere Ivalo in serata.
Questi ultimi kilometri, per quanto siano stati affascinanti e intensi, hanno messo a dura prova le capacità degli autisti.
La neve cade con maggiore intensità, il fondo stradale ormai ha dei solchi che segnano l’intera carreggiata, in lontananza non s’intravedono possibilità né di sosta né di rifornimento carburante; di tanto in tanto ci accorgiamo del bagliore di alcune luci che ci fanno sperare in una buona possibilità di spegnere i motori, ma sono dei piccoli centri senza alcun segno…d’attività.
Ci scuotono dall’assoluto silenzio solo gli ululati dei Tir che, in corsa, sorpassano senza alcuna precauzione, costringendo Renato e Vitto ad avvicinarsi pericolosamente al ciglio della strada e immergendoci in un denso nuvolone di neve che per qualche istante annulla la visibilità.
Siamo soli, in una landa deserta nella notte polare: tra noi e il mondo attorno a noi non c’è nulla, il buio si è fatto sempre più profondo sembra di poterlo toccare, il vento soffia da ogni direzione…quando, con sollievo, leggiamo un’indicazione stradale che indica il paese di Saariselka a 30 Km. e Ivalo a 65, decidiamo per la prima delle due opzioni per il pernottamento.
E’ un punto sosta per camionisti, ma possiamo fermarci anche noi con la possibilità di allacciamento alla corrente elettrica per un costo…fin troppo esoso!!
Non siamo ancora sufficientemente stanchi, allora ben coperti, senza lasciare spazio alcuno alle folate di vento e neve, usciamo per una passeggiata, sotto a un’altra bella nevicata che arriva da un cielo color bianco latte. Dopo una veloce perlustrazione del luogo, nella silenziosa quiete della serata, entriamo in un ristorante per la cena e al lume di “una” romantica candela (sic..!) indoviniamo  quanto scritto nel menù e ci apprestiamo a consumare la nostra 11esima cena in viaggio.
Anche questa giornata è trascorsa e dopo 270 km percorsi al gran galoppo, rientriamo pian pianino verso casa.
Vediamo il nostro rifugio sicuro, i camper in immobile attesa al centro del piazzale illuminato, offuscati dalle miriadi di fiocchi che scendono in veloce sequenza, senza sosta.
I pensieri sono già rivolti alla nuova giornata che ci attenderà domani, abbiamo infiniti progetti, altrettante ansie e un mondo  di aspettative, ma per il momento buonanotte!
P.S. la Go-Pro ha registrato tutta la nostra giornata!

Martedì 18 febbraio 2014

Verso le 6,30 del mattino albeggia, nel giro di mezz’ora è giorno fatto, la situazione si rovescia nel pomeriggio con l’imbrunire che arriva quasi all’ora del caffè del dopopranzo e in pochi attimi cede il passo alla lunga notte polare misteriosa, affascinante e piena di sorprese!
Camper ed equipaggi sono prontissimi: oggi attraverseremo uno tra i più bei territori della zona dei Sami, ci dirigiamo verso Ivalo (Lapponia finlandese) in un altopiano spazzato da forti venti. Strada facendo incontriamo, su avallamenti o piccole colline, le postazioni delle barriere-antineve, utilizzate perché la strada sia sgombra da un’eccessiva quantità di pericolose nevicate.
I successivi 25 km, questa è la distanza che separa Ivalo da Inari, da noi volutamente allungata con continui zig-zag panoramici, sono un susseguirsi di scorci e vedute scenografiche che compaiono all’improvviso, tra cui quelle del grande lago ghiacciato che costeggiamo lungo l’intero percorso.
La superficie è segnata dai ghirigori delle evoluzioni di alcune spericolate motoslitte, verso riva alcuni pescatori, abituati e attrezzati per le rigide temperature, muniti di trivella perforano, per una battuta di pesca, il ghiaccio di parecchi centimetri di spessore e di un intenso colore azzurro opalescente.
Il campeggio di Inari era già stato preventivato come nostra possibile sosta, la sistemazione è a due passi dalla gelida e consistente superficie del lago - il più esteso della Lapponia di 1.153 kmq che vanta incastonati nel suo grande bacino 3.000 isolotti - sul quale è…ormeggiato…un idrovolante…pronto per chissà quale destinazione.
A prima vista, pensiamo di essere gli unici ospiti, fatta eccezione per una muta di cani, visibilmente agitati e desiderosi di lanciarsi in una bella corsa sulla bianca e scivolosa pista, trainando la slitta guidata da abili conduttori.
Per immergerci nella cultura della terra che stiamo visitando, e per averne qualche maggiore conoscenza, con una bella passeggiata andiamo in perlustrazione al museo di Siida, che offre uno sguardo esauriente sulla popolazione Sami e il suo ambiente, sulle abitudini dei pescatori e delle famiglie che vivevano sotto la caratteristica tenda, in alcuni villaggi dell’estremo nord le abitazioni sono ancora di quel tipo.
Il tutto all’insegna della calma e della tranquillità, fino ad arrivare al momento della cena nella sala soggiorno del campeggio….quando realizziamo che le 14 persone che hanno  rumorosamente varcato la soglia, sono nostri…connazionali che viaggiano in un tour organizzato tra Norvegia e Finlandia.
Le chiacchiere sono d’obbligo, con qualche bicchierino e qualche caffè fino a quando, da non so dove, arriva una voce…l’aurora, c’è l’aurora!
In un attimo siamo tutti fuori fin sul pontile, il luogo più buio del buio e palcoscenico di questa serata, abbiamo gli occhi fissi al cielo, increduli e sbigottiti.
Il cielo che fino a mezz’ora prima era ricoperto da nuvole, ora è un firmamento costellato di stelle luccicanti e tra di esse prende forma, vita, ondeggia, s’incurva, s’attorciglia su se stessa una scia verde evanescente, che diviene sempre più verde smeraldo, in continuo leggero e fluido movimento da una parte all’altra del cielo.
Poco alla volta assume le forme della volpe, che seconda la credenza Sami, corre sulla neve e con la coda diffonde le scintille di fuoco che danno origine all’aurora boreale…si è lei, proprio lei!
Parliamo sottovoce, ripongo la macchina fotografica per la mia assoluta incapacità di fissare le immagini sul mezzo meccanico, per godere fino in fondo questo spettacolare fenomeno naturale.
Siamo rimasti noi Nirvana, Vitto, Gabry e Renato su quel pontile, o meglio in quel teatro, per quasi due ore a contemplare e ammirare il cielo, poi la fata colorata di verde, leggiadra com’è venuta, così se ne va nascondendosi ai nostri sguardi !
Il sogno ora è divenuto realtà!
La mia mente torna indietro di 17 anni, e ricorda quando sulla stessa riva di questo stesso lago, in un’altra stagione, ho visto per la prima volta il sole di mezzanotte, la fortuna è stata mia amica!
La notte sarà una notte speciale, forse sogneremo tutto ciò che abbiamo avuto la fortuna di ammirare, quel che è certo che il ricordo sarà per noi un “incantevole e smagliante ricordo”.

Mercoledì 19 febbraio 2014

La notte non ha riservato ulteriori sorprese, per il momento siamo paghi dell’emozione di ieri sera. Si continua a parlarne, a descrivere particolari colti da ciascuno di noi sempre nuovi e sempre diversi l’uno dall’altro, a seconda dell’angolo della volta celeste sul quale si è posato il nostro sguardo stupefatto e smarrito nell’immensità.
La mattinata nasce sotto i migliori auspici: cielo terso, neppure una nuvola, sole e temperatura…. sotto allo zero di diversi gradi, non ce ne preoccupiamo: mezzi ed equipaggi sono ben attrezzati e pronti a qualsivoglia improvvisa evenienza, tra cui il tanto temuto gelo…ad oltranza!
Già dal mattino il sole illumina il paesaggio, i suoi raggi indorano la superficie del lago che risplende d’infiniti  bagliori; lo stesso sole ci accompagna e ci segue lungo l’odierno percorso tra vallate, pianure, boschi spruzzati da una immaginaria e fantastica panna montata. Di tanto in tanto svetta il bianco cartello triangolare bordato di rosso, simbolo di un qualche pericolo, che tacitamente ci ammonisce “attenti l’alce è in zona e vi controlla”.
Percorriamo così diversi kilometri fino ad arrivare all’incrocio che conduce, con una decisa svolta a sinistra, a Karagasniemi, immettendoci nella seconda parte della -92- strada panoramica e spettacolare per eccellenza che corre lungo un freddissimo e ghiacciato altopiano.
Durante la stagione estiva il tragitto della 92 da Inari a Karasiok, con pendenze tra il 10% e il 12%, di ardite salite prive nel colmo di visibilità, e altrettante ardite discese, infonde euforia e divertimento,  come  essere sulle montagne russe del Luna Park.
In inverno, con l’asfalto trasformato in uno spesso strato di ghiaccio fresato, il vento che soffia vigoroso, mentre scende senza sosta una neve sottile, sottile, in un deserto pieno di poesia, la musica cambia toni, armonie e ritmo proprio come nelle “4 stagioni” di Vivaldi!
I camper l’uno davanti all’altro in fila indiana a circa 100 metri di distanza, procedono con attenzione e modica velocità: sulla strada viaggiamo, anzi scivoliamo leggeri, ci sentiamo i padroni della 92, il vuoto intorno a noi non è sinonimo di solitudine, è fascino autentico!
E’ un deserto di neve, di ghiaccio, di cristalli, di sole che abbaglia, poi solo silenzio, anche il rumore dei motori è attutito, parrebbe avvolto nella bambagia. Non sempre riusciamo a vederci nitidamente per lo sventagliamento di neve provocato dal vento birichino, le nubi di minuscoli ghiaccioli che solleviamo al nostro passaggio, si fanno sentire con il  caratteristico picchiettio sul vetro.
Rimaniamo in contatto tramite C.B. per raccontarci le nostre sensazioni, per salutarci prima dell’inizio della salita, per sentirci liberi di volare una volta giunti al culmine,  per poi scendere con la massima cautela, e così per non so quante volte, forse dieci o venti o molte altre ancora!
Non potevano mancare in un simile contesto le renne: un solo branco, le altre sono nelle stalle, ben curate dai pastori Sami, e attendono temperature più miti e più cibo nei boschi, muschi e licheni, quando ritorneranno all’aperto!
Entriamo in Norvegia, nella regione del Finnmark, dopo qualche minuto di sosta per l’Alt, senza alcuna conseguenza, che la curiosa Polizia impone a Renato, proseguiamo verso la meta stabilita Karasjok, capitale della comunità Sami.
Il campeggio ci attende, le piazzole sarebbero da…liberare dalla neve e allora ci sistemiamo sul vialetto già sgombrato dallo spartineve, e dulcis in fundo, come sala soggiorno, la gentile proprietaria offre agli unici ospiti italiani giunti fino a quell’estrema postazione in inverno, un comodo chalet riscaldato e dotato di ogni confort.
Dopo 120 kilometri, ampiamente raccontati “minuto per minuto “ dalla Go-Pro e dalle riprese di Renato, in vista delle temperature in picchiata, abbardiamo i camper con le coperture del caso e ci sistemiamo per un ottimo pranzetto nel tepore dell’accogliente chalet.
Decidiamo al primo calare del sole, che oggi sembra volerci fare compagnia più a lungo di circa mezz’ora, di visitare il paese di Karasjok, non percorrendo la strada normale…no…no… scegliendo una “scorciatoia…”attraversiamo il fiume Karasjohka completamente gelato!!.
Il fiume in quel punto è molto ampio, si allarga in una grande curva per proseguire verso la Finlandia dove si unirà a uno dei più grandi fiumi della regione il Tana. Ci avviciniamo al suo letto per misurare a spanne la distanza tra i due argini, lanciando lo sguardo verso la riva opposta.
Senza titubanza alcuna, iniziamo la passeggiata sulle acque coperte e nascoste da uno strato di robusto ghiaccio: tutti e quattro, tenendoci per mano a passi decisi camminiamo, mentre ormai la luce del giorno si è del tutto spenta (sono le 16 passate da poco).
Il ghiaccio diffonde una chiara luminosità che rassicura, mitiga il nero della notte; i nostri passi segnano il ritmo, in un continuo e leggero movimento felpato che risuona in quell’aria tersa e limpida.
Il freddo si fa sentire, ci arrossa le gote e il naso, con costanza procediamo nella nostra traversata fino a risalire l’argine e entrare nella solitaria via del paese; alcune macchine sono parcheggiate, ma gli abitanti…saranno tutti a casa al caldo!
Riprendiamo la strada del ritorno sempre attraverso il grande fiume amico, dolce, silenzioso, ospitale che ci accoglie nel suo ampio abbraccio!
Il termometro posto all’esterno del camper alle 12,00 segnava -15 gr. , alle 23,00 l’asticella è scesa fino a -28 gr….!!!!
Anche questa giornata è giunta alla fine e possiamo sistemare il 22esimo tassello del personalissimo puzzle di viaggio, che s’incastra alla perfezione con quelli appena sistemati nei giorni scorsi.
E’ giunta l’ora di andare a nanna, riscaldamento a tutto gas, non occorre dare il silenzio,…siamo avvolti nel silenzio di una gelida nottata sulla terra antica dei Sami!

Giovedì 20 febbraio 2014

La luce entra dalle nostre finestre già al primissimo mattino, meglio così…oziando a letto ci saremmo persi preziosi attimi di sole, di cielo, di tutto ciò che riusciamo a cogliere, siamo venuti fino a qui proprio per vivere ogni istante dell’avventura!
Oggi decidiamo di raggiungere la cittadina per una via più consona, seguendo la pista usata anche da motoslitte e fondisti, ne vediamo i solchi sulla neve compatta e ben battuta. E’ un gradevole percorso di circa due km o poco più che offre l’occasione di una bella e rilassante passeggiata illuminati dal sole a tutto tondo, in un “tu per tu” tra noi e la neve: ci guardiamo, ci confrontiamo, cerchiamo di parlarci in un dialogo fatto di stupore, ammirazione e gratitudine per averci dato la possibilità essere partecipi della scenografica realtà intorno a noi.
La visita al museo di Karasjok inizia con un gradevole benvenuto da parte del personale dello stesso museo: ci invitano a bere una calda tazza di caffè con i biscotti!
Così corroborati ci spostiamo da una stanza all’altra, sostando più volte a osservare oggetti di ogni genere tra i quali spiccano i pittoreschi abiti colorati di bianco rosso e blu della popolazione Sami, ognuno dei quali ha dei disegni che lo contraddistingue a seconda delle mansioni per cui viene utilizzato.
Abbiamo cercato di acquistarne un pezzo, ma con la massima cortesia, la signora ci ha informati che questi abiti non si vendono in alcun negozio, ogni famiglia li confeziona in casa propria!
Interessante è stata anche la visita al Parlamento Sami, una struttura che nella costruzione in legno e in parte in vetro, ha rispettato i materiali e il senso della vita della popolazione del luogo, e nel cui emiciclo si tengono le riunioni dei Parlamentari in rappresentanza delle varie etnie della zona.
La giornata volge al termine, rincasiamo dopo un semplice pranzo in un Hotel sovraffollato di  comodi e rilassati e quanto mai loquaci vacanzieri, giunti fin l’estremo Nord in aereo oppure con il caratteristico postale dei fiordi, l’Hurtigruten.
Ancora quattro passi allo Shop del museo per l’acquisto di alcuni ricordi della terra che ci ospita, per far partecipi del nostro viaggio parenti ed amici, una rilassante cena tra le accoglienti mura dello chalet prima  di rientrare nelle nostre casette  ferme ad attenderci  lì a 10 passi….quando la proprietaria del campeggio bussa con insistenza per avvisarci, qualora non avessimo ancora visto, che nel cielo si sta formando l’aurora boreale!
In un battibaleno indossiamo giacche a vento, cappelli, sciarpe, guanti e siamo fuori per vedere ancora una volta l’aurora di verde vestita…è sempre lei splendente, elegante, armoniosa, una danzatrice favolosa che si muove vaporosa con movimenti eterei, si dissolve, ricompare più in là, scivola elegante verso il lato opposto del cielo e infine svanisce definitivamente lasciandoci sbalorditi a bocca aperta!
Ritorna il silenzio, nel cielo rimangono a vigilare solo le brillanti costellazioni,  nell’ incantata e gelida notte di Karasiok.

Venerdì 21 febbraio 2014

Ore 7: anche oggi il sole da il buongiorno, è  ormai sopra la linea dell’orizzonte, ma il calore dei suoi raggi non fa risalire il termometro, siamo a – 26 gr.
Il freddo e il gelo hanno messo in crisi l’impianto idraulico del camperone di Renato, che cerca di riparare il guasto a quella proibitiva temperatura dove gela anche il nostro respiro!
E’ indispensabile trovare un’officina per il ripristino dell’importante funzione compromessa, in tempi ragionevolmente brevi.
Quindi via si parte, tra sferzate di vento, nevischio che rotea come in un gorgo nelle cui spire avvolge e poi dissemina tutto quello che si frappone sulla sua strada; dobbiamo tenere testa agli elementi, siamo alla ricerca di una sistemazione per rimettere in ordine pompa e vaso d’espansione…almeno credo si chiamino così!
Percorriamo quasi 100 km. di una strada deserta, ghiacciata, spazzolata da vento e neve, senza possibilità alcuna di sosta, prima di trovare l’officina che faccia al caso nostro a Lakselv.
Renato, reperito e ottenuto lo spazio idoneo si mette al lavoro, riuscirà a condurlo a buon fine, Vitto ne approfitta per farsi cambiare un faro anabbagliante guasto, e noi ragazze, fronteggiando le intemperie, ci accingiamo a fare qualche spesuccia al supermercato, camminando con molta cautela per non finire a gambe all’aria sul ghiaccio che attanaglia strada e marciapiedi!
Ci fermiamo per il resto della giornata qui a Lakselv perché in serata arriverà all’aeroporto  Marco, cioè Carion junior, che viene a trascorrere una settimana in camper, per conquistare in invernale, assieme ai quattro impavidi avventurieri vagabondi, Capo Nord  al quale mancano ancora 200 difficili km.!
La cittadina si compone di alcune vie a carattere commerciale e una piazza che offre supermercato, enoteca, Banca e poco altro, ma quello che per noi, viaggiatori in camper, è importante, un parcheggio dotato di colonnine con l’energia elettrica (qui molto comuni per le necessità invernali dei motori).
Naturalmente ne usufruiamo per avere la tranquillità che le batterie siano sempre cariche a dovere, nonostante che un vecchietto del paese non abbia preso bene la nostra ingombrante presenza cercando di staccarci da quella fonte di energia!
Vitto ed io, all’ora convenuta circa le 23, ci spostiamo al vicino aeroporto per recuperare il quinto componente del gruppo nostro figlio Marco, e rientriamo nella piazzetta di Laksel allacciandoci opportunamente…alle colonnine, e con la compagnia dei fischi e ululati del vento ci auguriamo di trascorrere un’altra serena nottata in terra norvegese.

Sabato 22 febbraio 2014

La Norvegia ha ispirato scrittori, pittori, cineasti che hanno descritto il Grande Nord dal fascino coinvolgente fatto di luce e sole che durano 24 ore ininterrotte, di buie notti bianche tempestate di fuochi, di gnomi  benevoli come i Trolls,… ed ecco anche noi siamo arrivati proprio nel cuore di questo mondo pieno di clamorose e eclatanti contraddizioni.
Diamo inizio a una giornata di viaggio che ci regalerà una notevole carica emozionale, con improvvisi spettacoli messi in scena dagli elementi della natura.
Ghiaccio, neve, fiordi in parte gelati rumoreggianti e arrabbiati, rosse casette che riescono a malapena a riemergere dal mare di neve, comignoli con fumanti pennacchi, nuvole veloci che passano nel cielo sospinte da un vento possente foriero di sole o neve, che fa ondeggiare alberi, insegne, barche alla deriva…queste sono le pennellate essenziali che tratteggiano il paesaggio che di metro in metro incontriamo.
Il nostro sguardo ha abbracciato, spingendosi fino all’impossibile, l’insieme di tutti gli ingredienti a nostra disposizione: suggestivi angoli, spazi così grandi da sembrare irreali, attimi di luce improvvisa contrastata dalla penombra che rende tutto imperscrutabile e magico fino al buio amico che conclude nel silenzio lo scorrere di ore e giornate dai mille aspetti. E’un grande acquerello dalle variegate colorazioni aspre e violente o soffuse e delicate, che merita l’altisonante titolo di ”Grande Nord”.
Con tutte queste immagini negli occhi, ci fermiamo per la sosta pranzo, a lato di una baia che costeggia il fiordo dai colori intensi, spruzzato dalla fiammeggiante schiuma delle onde che si rifrangono sulle aspre, aguzze e scure rocce; tutt’intorno, neve bianca morbida, vellutata, immacolata e i due camper immobili in apparente contrasto tra la natura e la tecnica di cui solo l’uomo è artefice, ma fusi tra loro in un vicendevole e muto dialogo.
Con una piacevole e calcolata lentezza procediamo fino a imboccare il tunnel che ci condurrà direttamente sull’isola di Mageroja: ci appropinquiamo alla serranda che si apre lasciandoci transitare lungo i 7 kilometri del buio tunnel che scende fino a 212 metri sotto al livello del mare, per poi riemergere, dopo che la successiva serranda si spalanca indicandoci la via dell’uscita.
L’imbrunire ha attimi incantati, non appena possibile troviamo un angolo non troppo battuto dal vento per scattare ancora foto e fare nuove riprese fino ad arrivare a Honningsvag, cercando una postazione dove trascorrere la notte e dopo esserci riforniti di carburante e acqua, lottando contro il vento e il gelo.
Abbiamo trovato “casa” cioè il luogo sicuro, al riparo dalle folate impetuose dei capricci di Eolo che fa dondolare i camper: siamo fermi davanti a un edificio che in estate ospita un locale chiamato “Ice Bar”e che in inverno, per forza di cose, è chiuso!
Non ci siamo sistemati li per puro caso… siamo in ottima posizione e in favore della Borealis livecam 360° di Honningsvag…quindi ampi gesti di saluto a chi  a Bolzano, a Oderzo e in  altre città, tra familiari e amici, ci osserva dal vivo dinanzi al computer e si starà ponendo la domanda se siamo più pazzi o più incoscienti!
Le due vie della cittadina sono una scivolosa trappola di ghiaccio, quindi infilati i ramponcini  alle scarpe, andiamo verso l’unico locale aperto per assaggiare le specialità del luogo, sempre a base di stoccafisso o salmone.
Al ritorno, alcuni leggeri tratti di luce alti nel cielo, promettono che questa sera si terrà una nuova rappresentazione: sta prendendo copro e colore, quasi dal nulla, la splendente amica notturna: l’aurora boreale!
Per Marco, il nuovo arrivato, è il primo grandioso spettacolo al quale assiste, quindi posiziona con meticolosa cura il cavalletto, la macchina fotografica, sistema l’esatta apertura del diaframma e l’obiettivo poi da il via agli scatti: 10, 100, 1000, a distanza di pochi secondi l’uno dall’altro, ogni singolo scatto è un mondo nuovo, tutto da scoprire, da immortalare.
Per due ore 10 occhi sono rimasti spalancati e rivolti quasi ininterrottamente verso il cielo, seguendo tutti i movimenti, le acrobazie, i funamboleschi e repentini spostamenti da una parte all’altra della volta da parte della sfavillante signora vestita di smeraldo o della corsa veloce della volpe dalla folta e lucente coda rossa!
La giornata mi è parsa più lunga del suo naturale svolgimento, ci sono stati donati intensi momenti, e nulla ci è stato chiesto in cambio.
Abbiamo vissuto il giorno nella sua completezza e non c’è neppure un nano-secondo durante i 170 km percorsi e delle esperienze vissute, che potrebbe essere cancellato!

Domenica 23 febbraio 2014

La Webcam ci ha inquadrati per tutta la notte, spiando ogni minimo battito di ciglia dei due equipaggi, puntualmente registrato e conservato in archivio, ci segue anche al momento della partenza dal nostro tranquillo rifugio di Honningsvag.
Il rombo dei motori sale, la giornata promette bene, il sole è già alto prima dalle 7 del mattino, la neve scintillante scricchiola sotto agli scarponi con dotazione anti ghiaccio e si parte verso…la meta che è nei sogni di molti camperisti: Capo Nord!
35 kilometri sono la distanza da coprire per raggiungere il mitico sperone di roccia, la falesia tanto fotografata e di cui tanto si parla da sempre, saranno 35 kilometri di autentica gioia, di festosa euforia da vivere intensamente, da tenere ben stretta nel cuore. Ognuno di noi cinque ha immaginato più volte questo tratto di strada, a dire di molti  impercorribile in inverno, e ha  ben chiaro nella mente quale strategia mettere in atto per gustare appieno lo spettacolo.
Ore 10 del mattino del giorno 23 febbraio 2014, prendiamo il via, dando il via al “countdown” coll’intraprendere la prima salita: parlano solo i C.B. sembrano partecipi della nostra emozione…trasmettono  ansie,  aspettative,  emozioni rimandando fedelmente le nostre voci

“…ciao ragazzi, ci vediamo a Capo Nord, ciao Oderzo, ciao Bolzano a dopo…buon viaggio!

Si arriva alla sbarra (blom) che chiude la strada, ovvero una bianca pista ghiacciata, dove l’Alt è imperativo: si può proseguire solo in convoglio con gli angeli custodi che ci precedono e ci seguono.
Angeli custodi…?
Si i mezzi spartineve dalle notevoli dimensioni, con le ali di acciaio, ci spianeranno la strada, ci aiuteranno in caso di necessità.
Gli operatori controllano i pneumatici che devono essere chiodati, fanno un rapido censimento del numero di persone che compongono ogni equipaggio e ci ragguagliano con educata fermezza sui comportamenti da tenere!
I mezzi -ci sono i nostri due camper ed altre tre o quattro macchine- devono seguire i giganti della neve e tenere una buona distanza tra di loro, ma soprattutto non fermarsi per alcun motivo che non sia di urgenza. Si alza la sbarra, come bravi scolari ottemperiamo alle consegne appena ricevute e ci avventuriamo verso il bellissimo altopiano che si apre, metro per metro, dinanzi ai nostri sguardi curiosi, stupiti e incantati.
E’ un mondo meraviglioso, pieno di vuoti, ricco di silenzi che sommessamente parlano di poesia, di luce dai bagliori dalle colorazioni ora dorate ora argentine. Sembra che manchi…tutto, ma è un’assenza surreale, una solitudine preziosa e inesplicabile che è molto, molto di tutto …!
Le forme del paesaggio sono modellate dalle vellutate ma forti mani del vento che fa volare, turbinare e posare la neve finissima fino a non distinguere più prati, ruscelli, colline! La vita…ha trattenuto il respiro durante il lungo inverno nordico, e ora  regala a piene mani attimi preziosi che difficilmente dimenticheremo: il “male del Nord” ci ha contaminati, la cura è semplice: godiamoci lo spettacolo guardando il turbinio delle limpide immagini che si aprono l’una dopo l’altra. In lontananza il bagliore dei raggi del sole illumina il globo metallico che rappresenta la terra, ecco ci siamo:  

 Nordkapp: latitudine 71°10’21”


Possiamo trattenerci solo fino a che non saremo nuovamente incolonnati per ridiscendere tra…i comuni mortali, in convoglio! Non abbiamo sprecato un solo istante del tempo concessoci -circa 2 ore- perlustrando tutta la zona circostante. Ci siamo affacciati sull’oceano immaginando quanta gente sull’altra riva, dall’altra parte del mondo, sarà indaffarata in mille incombenze mentre noi stiamo vivendo una nuova meravigliosa avventura, immersi e avviluppati in un contesto da sogno, occupati nel fotografare e farci fotografare davanti al maestoso mappamondo, sfidando un vento che ci fa oscillare e trattenere a stento la bandiera. Anche a Nordkapp abbiamo lasciato il segno, posizionandoci davanti alla webcam che con un giro di 360° ha ripreso noi e i camper per salutare con tanto affetto gli amici…vicini e lontani che ci hanno seguito con costanza, davanti al computer!
La serata, una volta rientrati, sembrava conclusa già paghi della bellissima esperienza vissuta, ma alle belle sorprese non si può scrivere la parola… fine.
Sono circa le 21, siamo circondati dal buio della sera quando una vaga striscia verde compare nel cielo, si alza pian pianino, diviene più consistente, balla, scivola sopra i tetti, ritorna alta, sale sempre di più, cambia la direzione, ondeggia, sembra avvolgere anche noi nel vortice della sua infinita danza magica che descrive con tutto il suo fatato corpo. Continua così per due ore e noi fermi lì a guardarla, a cercarla con gli occhi per seguirla nei movimenti, vorremmo quasi toccarla e parlarle, lei lentamente si ritrae e pian piano scompare del tutto…anche questa sera l’aurora boreale è venuta a salutare, forse, solo noi, per fortuna la sua immagine è rimasta indelebilmente impressa nella macchina fotografica che Marco ha preparato con tutti gli optional possibili in vista di questa specialissima evenienza.
Che giornata da incorniciare!

Lunedì 24 febbraio 2014

E’ inutile dirlo: oggi al C.B. le voci si rincorrono solo per ricordare la giornata appena trascorsa, per rileggerne ogni momento, per ripercorrere con il pensiero ogni singolo metro, ogni battito dei nostri cuori! I kilometri scorrono veloci sotto le ruote dei camper accompagnati da un’insistente pioggerellina della quale quasi non ci accorgiamo tanto siamo presi dai  ricordi delle 24 ore appena trascorse…!
Sorpassati diversi tunnel, alcuni dei quali di una lunghezza che arriva fino a 4 kilometri, dopo un viaggio di circa 200 km arriviamo a Hammerfest, la città posta più a settentrione dell’intera Europa, sull’isola di Kvaloy, collegata alla terra ferma da un lungo ponte.
E’ una città completamente dedita all’attività della pesca e all’estrazione del petrolio e ricca di giacimenti di gas.
Lavorano in questo campo molti nostri connazionali, uno tra questi lo abbiamo conosciuto al ristorante, era veramente felice di poter scambiare qualche parola nella propria lingua madre, così ci è stato dato modo di conoscere anche questa realtà.
La sistemazione per la notte è, a dir poco, unica: siamo parcheggiati sulla piazza “grande” della cittadina a due, ma proprio due passi dal golfo, ci addormentiamo con il rumore delle onde e con l’aspettativa di un’altra bella giornata da trascorrere all’indomani, nella località sorvegliata dal grande orso.

Martedì 25 febbraio 2014

Il simbolo della città di Hammerfest è l’orso polare bianco, la cui statua campeggia in tutta la sua possenza, all’ingresso del centro abitato, a lui è stato dedicato un piccolo, ma molto esplicativo, museo riguardante la caccia all’orso, molte notizie su esplorazioni tra i ghiacci e sui viaggi di Amundsen e Nobile. Il museo ospita un’Associazione che si occupa della salvaguardia dei pochi esemplari di orsi polari rimasti denominata “The Royal and Ancient Polar Bear Society” alla quale naturalmente ci siamo subito iscritti.
Il clou della mattinata è stato il raggiungimento di uno spettacolare belvedere che sovrasta la città di Hammerfest denominato Salen a 80 m. di altezza, comunemente chiamato Siksak perché lo si raggiunge tramite una strada zigzagante!
Nella serata precedente, la parte maschile del gruppo era andata in perlustrazione -in taxi - per rendersi conto se il ghiaccio avrebbe consentito ai nostri mezzi di arrivare fin lassù, così nel mattino abbiamo raggiunto la collina posta al centro della baia.
Affacciati a uno spettacolare balcone che permette una visione a tutto tondo, ci siamo incantati nell’ammirare il panorama che si è aperto davanti a noi: la città degradante dall’alto tra parchi innevati e pittoresche casette è ai nostri piedi, si riflette sull’azzurra e increspata superficie marina, l’Hurtigruten è ormeggiato in porto, i suoi camini sbuffano, la sua sirena richiama i crocieristi con un suono lungo e cupo, in lontananza si scorge la chiesa a forma triangolare dalla grande vetrata e un timido sole illumina la scena, non avremmo più voluto scendere da quel “pulpito” !!!!
La strada ci chiama, ci invita a proseguire portandole tutto il rispetto dovutole per via delle potenziali insidie che nasconde, la seguiamo, la coccoliamo ne ammiriamo il bianco e lucido nastro seguendo il fiume Alta che cela sotto lo strato di ghiaccio dai colori indefiniti, chissà quanti pesci!
Il cielo si sta aprendo e fa apparire un bel sole che con i tocchi magici dei raggi, indora il paesaggio, la circolazione è scarsa, i nostri mezzi sono in solitario cammino lungo un percorso degno di libri di favole o di avventure e noi ne siamo gli indomiti protagonisti, poi tutto intorno il Sahara… di neve e gelo.
Di tanto in tanto avvistiamo qualche cottage, forse base per spedizioni di caccia; le timide e gracili betulle sembrano soccombere sotto il peso della compatta massa bianca che vorrebbe schiacciarle, esse invece mostrano duttilità, forza e potenza nel duro scontro con gli eventi atmosferici.
Viaggiamo, anzi voliamo in un mondo strano, lento o meglio rallentato come se ci muovessimo e si muovesse alla moviola, pulito, candido, il nostro respiro è l’unico rumore percettibile; siamo completamenti immersi in una bolla trasparente, traslucida fatta dal cielo, sole, nuvole e la terra che ci ospita sembra non avere mai fine!
Il sole ha deciso di scendere lentamente nel pomeriggio inoltrato, regalandoci un tramonto da cartolina: il cielo si dipinge di rosso, le nuvole lo rincorrono formando ombre e luci con pennellate e striature che assumono tutti i colori dell’arcobaleno, le piccole baite cercano di sporgersi dal loro involucro di candida neve, formando una macchia di colore che spicca in mezzo a tanto candore!
Arriviamo a Alta nel campeggio che ha riservato per noi due piazzole sgombre da neve, ma pronte per una bella partita di hockey su…ghiaccio…gli indispensabili ramponcini ci aiutano a non finire per terra ad ogni passo! Abbiamo percorso circa 150 kilometri suggestivi e affascinanti ma…non è finita qui domani si replica!

Mercoledì 26 febbraio 2014

Riecco il sole che filtra nei camper attraverso le finestre, ci invita a godere dei suoi benefici raggi, siamo pronti per metterci in cammino verso il museo di Alta a poca distanza dal campeggio!
Ci sarebbe piaciuto poter visitare il sito delle incisioni rupestri, ma la morsa del gelo invernale preclude questa possibilità, possiamo seguire con attenzione le spiegazioni contenute al suo interno che riguardano tutto il mondo nordico nei suoi vari aspetti culturali e tradizionali.
Proseguiamo verso Sorrisniva per vedere l’albergo di ghiaccio! E’ un complesso di circa 2.000 metri quadrati, al suo interno la temperatura oscilla tra meno 4 e meno 7 gradi, aperto da gennaio ad aprile.
La visita ha inizio dopo le raccomandazioni del personale della reception di parlare a voce bassa per non disturbare gli ospiti, o..i folletti ?!! La porta di accesso è ricoperta da una gran pelle d’orso, forse con l’intento di non far entrare neppure il minimo…calore.
Passiamo attraverso un atrio decorato con statue di ghiaccio -ogni anno il tema delle decorazioni cambia, quest’anno il titolo era imperniato sulla vita dei re Vichinghi- il bar è di...ghiaccio con relativi fiori, bicchieri, tazzine, panche, bancone… sempre di ghiaccio! A seguire poi la cappella dove si celebrano molti matrimoni, qui l’inginocchiatoio degli sposi e i banchi per gli invitati sono ricoperti da pelli di renna, alla stessa maniera sono ricoperti i letti della suite dalle soffuse luci color pastello, e di tutte le altre stanze poste l’una di fronte all’altra in un lungo corridoio …gelido! La voglia di trascorrere una notte tra i ghiacci ci ha tentati solo per pochi istanti, il riscaldamento dei nostri camper è di gran lunga preferibile, ma le suggestioni in quel luogo sono state molto coinvolgenti.
Pranzo, al caldo, in un ristorante della città con pietanze del luogo, Vitto ha pensato bene di assaggiare una specialità del Finmark: le lingue di merluzzo… non penso che ripeterà l’esperimento una seconda volta!
Pomeriggio di relax per Gabry e me, con il paziente Vitto che ci fa da cavaliere, in un giro nei negozi di un centro commerciale, dove si  vende un gran insieme di prodotti di tutti i generi, dagli alimentari, all’arredamento, al vestiario e alle golose dolci frivolezze .
Renato e Marco stabiliscono di avventurarsi in una gita in quad, lungo un percorso nel bosco durante il quale s’imbattono in due slitte trainate dalle mute di cani. Li seguono per un po’ lungo la pista che gli animali percorrono, si soffermano accanto a loro e poi per forza di cose ognuno deve proseguire per la propria strada, ma tutto è stato documentato con riprese dal vivo attraverso la Go-pro -real tv-.
Oggi la luce ha illuminato Alta e i 5 impavidi viaggiatori più a lungo degli altri giorni, l’imbrunire arriva verso le 17 minuto più o minuto meno!
L’oggi tra breve lascerà il posto al domani, alle nuove avventure, non c’è  un episodio, un momento, che abbia una valenza inferiore all’altro, tutti sono importanti alla stessa maniera, tessere di un mosaico che abbiamo costruito di giorno in giorno!

Giovedì 27 febbraio 2014

Le operazioni mattutine dei camperisti sono uguali sotto ogni latitudine: scarico e carico delle acque, riassetto interno e poi via sulle strade del mondo!!!
La mini-colonna composta dagli equipaggi Carion e Rui s’incammina verso la trafficata strada E6 fino a giungere in un punto panoramico sull’Alta Fjord dove riprende il tranquillo ritmo di sempre,  per raggiungere un’area di sosta, nostra vecchia conoscenza, a Sorstraumen.
Il fiordo è davanti a noi in tutta la sua bellezza tra blocchi di ghiaccio che navigano sospinti dalla corrente, e sulla riva una barca di pescatori rovesciata su un lato, offre un sicuro riparo, mostrando i segni di quante volte sia stata usata come base per il lavoro di pulitura del pescato giornaliero.
In quest’atmosfera così rilassata prendiamo, con l’approvazione unanime dei 5 partecipanti, la decisione di volgere la prua dei camper verso Tromso!!!
Dobbiamo raggiungere Olderallen per imbarcarci, quindi motori in moto e via; l’appuntamento per il traghetto non ci impedisce di guardare l’incantata bellezza delle acque del fiordo sul quale si riflettono le montagne, le tipiche casette norvegesi rosso porpora e le cascate che gelando, assumono variegate forme tanto da sembrare le svolazzanti gonne delle ballerine impegnante in un indiavolato can-can.
La traversata che ci porta a Svenby in 40 minuti è una tranquilla navigazione da una parte all’altra del fiordo per proseguire in una seconda tratta ancora più breve e completare il trasferimento a Tromso città dove arriviamo percorrendo un ponte che collega la terra ferma all’isola di Tromso e una serie di sottopassaggi che ci riportano alla luce in pieno centro, dove troviamo un ottimo parcheggio di fronte al museo Polaria che visiteremo senza dubbio domani.
Ormai sono quasi le ore 20, con una bella passeggiata ci incamminiamo verso il centro cittadino per un’ottima cenetta in uno dei ristoranti più conosciuti ed apprezzati del luogo Emma’s, condividendone l’ottima qualità.
Si conclude con il gusto dei sapori tipici la cavalcata da Alta a Tromso dopo quasi 300 kilometri percorsi in camper e non so quante miglia nei traghetti che ci hanno trasportati sulle acque nordiche. Altre ore sono passate in compagnia di amici fidati che condividono con noi tutti i momenti speciali che abbiamo vissuto: il tempo, se non fosse scandito da emozioni, e sensazioni sempre nuove e diverse, scorrerebbe solo con il ritmo del suo irrefrenabile tic-tac, tocca a noi rendere vivi e gioiosi tutti i tic-tac della giornata.

Venerdì 28 febbraio 2014

Una pioggia leggera, ma insistente, ha picchiettato tutta la notte sui tetti dei camper, al nostro risveglio è ancora presente, ma l’appuntamento con curiosità e cultura all’interno del museo Polaria ci fa scordare il maltempo!
Anche questo è un museo esaustivo sotto tutti gli aspetti della vita di questi luoghi e delle popolazioni che li abitano, e contiene un acquario che ci ha messi in contatto con diverse specie di pesci e delle graziose e buffe foche, impegnatissime in giochi acrobatici di vario genere tra cui il loro pranzo.
Arriva anche il momento di salpare da questo porto verso la meta successiva che raggiungiamo dopo un’ottantina di kilometri a Nordkysbotn, con un gran piazzale libero solo per noi!

Cala la sera con il suo incondizionato buio, il momento magico è in arrivo: il cielo è in tumulto, le nuvole compaiono e scompaiono ed eccola…l’aurora boreale.

Le mie parole sono poca cosa allora riporto quelle di chi ha saputo tramutare in versi questo evento.


“”Luminosa danzatrice
di una notte senza stelle
indosso tra le mie vesti
le più belle…
per ricamare
nel cielo morbido di velluto
arabeschi suggestivi…
che lascin l’uomo muto
incapace di parola proferire
dinanzi all’intenso mio fluire.
Pittrice di me stessa
improvvisa e vivace
regalo la mia arte…
all’umana gioia fugace.
E con rabbia di seta
allungo radiose le mie dita
per dipingere nel blu
il rosa tenero…
della dolcezza infinita
il giallo smagliante…
di un’esplosione solare
il verde intenso…
delle profondità del mare.
Ho capelli di corallo
e occhi di cristallo
per nuotare negli aerei abissi
della calotta polare…
per sciogliere gli eterni ghiacci
col fuoco rosso…
del mio divampare.
E poiché non ho voce…
e la mia passione non tace…
disegno nel cielo
una pioggia di luce.    “”
    (Nadia Freschi)

Il gelo ci morde il naso, le guance, le mani, non riusciamo a staccarci dal cielo, siamo un tutt’uno con la volta celeste, i suoi pizzi e messer inverno, fino a quando lieve com’è arrivata, l’aurora, la fata o la volpe Sami non si dissolvono lasciandoci un ricordo struggente!
Il ricordo è immortalato in una serie infinita di scatti tra i quali uno può essere considerato l’immagine simbolo del viaggio-avventura nel grande Nord: i due camper sono uno di fronte all’altro e l’aurora boreale, in tutto il suo splendore li accarezza con delicata dolcezza!

Sabato 1 marzo 2014

L’eco dell’aurora boreale, sarà l’ultimo avvistamento, non si è ancora spenta è imprigionata nei nostri occhi e nel nostro cuore, ci rimane la consapevolezza di aver assistito per ben cinque volte a un fenomeno straordinario che trova la spiegazione tecnica nel dialogo tra sole e terra, ma che per la nostra immaginazione rimane lo sfolgorio della rossa coda della volpe che illumina il cielo nella notte polare!
Siamo diretti all’aeroporto di Narvik esattamente a Evenskjerk, dove Marco domattina riprenderà il volo verso casa, dopo la sua intensa settimana nordica, lasciandoci in dono un bel reportage di fotografie che andranno ad arricchire le riprese di Renato.
Le ruote macinano kilometri l’uno dietro all’altro seguendo paesaggi che hanno in se tutte le particolarità peculiari della zona: saliamo su un picco, ne ridiscendiamo fino a lambire il mare, dopo una curva ci inoltriamo nel bosco, incontriamo semplici villaggi, il tutto rigorosamente dipinto di bianco, e così fino al Polar Zoo di Setersmoen.
Questo zoo ha il vanto di far vivere molti tra gli animali nordici, nel loro habitat naturale. Siamo riusciti ad avvicinarci al bue muschiato, alla lince, agli alci, alla candida volpe artica, mentre dall’alto ci osservava con lo sguardo fiero il lupo! La “fresca” passeggiata nel tratto di bosco che ospita lo zoo si conclude con la speranza, andata delusa, di poter vedere anche l’orso…torneremo in estate! Ci sistemiamo per la notte in uno spazio apposito per i camper qualche metro prima del maestoso ponte che porta alle isole Lofoten, in una via dal nome altisonante Via King Olaf; diamo una veloce occhiata al contakilometri e oggi abbiamo contato per l’esattezza 236.000 metri percorsi!

Domenica 2 marzo 2014

Il ponte che conduce alle isole Lofoten si chiama Tyeldsunbrun, lo attraversiamo, è un’opera imponente ed ardita come tutti gli altri manufatti che collegano tra loro le isole Lofoten.  Anche oggi il cielo è azzurro il sole risplende, la strada è uno spettacolo nello spettacolo di questa natura così aspra e selvaggia ma intrigante in ogni sua espressione.
Costeggiamo un lussureggiante fiordo fino a salire per dominarlo dall’alto, per poi ridiscendere a Lodingen dove ci imbarchiamo su un traghetto che ci porterà, con una tranquilla navigazione, fino a Bognes.
Il saliscendi continua, sembra che la quota raggiunta al colmo della salita, dove sparisce anche la vegetazione o rimangono solo siepi di betulle nane, sia di molti metri sul livello del mare, mentre in realtà abbiamo raggiunto al massimo i 300 m. s.l.m.
Talvolta la montagna o la collina sono attraversate da polverosi tunnel privi di illuminazione, in uscita i raggi del sole ci abbagliano e si riflettono sul vetro del camper ormai ”vissuto” dopo tanta strada, tanto ghiaccio, tanta neve…ma questo è il segno del nostro abitar-viaggiando.
Siamo in vista della prossima meta, Fauske dove ci attende anche il campeggio, sembrerebbe deserto, quando si avvicina la proprietaria impartendoci le istruzioni per l’uso delle apparecchiature e se ne va…la solitudine non ci spaventa di certo, usufruiamo delle strutture a disposizione e dopo 260 km circa si va a nanna!

Lunedì 3 marzo 2014

La luce del giorno anticipa a ogni giornata di alcuni minuti: alle 6 è già giorno fatto.
Riprendiamo il viaggio, siamo sulla via del ritorno ma non per questo rinunciamo a godere delle bellezze del paesaggio, stiamo arrivando al circolo polare artico di Mo i Rana.
E’ tutto completamente ricoperto dalla neve, le strutture turistiche sono chiuse -ma questo non ci preoccupa- l’altopiano imbiancato rivela le sue morbide curve e avallamenti, la strada ha i solchi lasciati dai pneumatici dei veicoli che transitano, la fermata è d’obbligo almeno per documentare il nostro passaggio.
Ai lati della strada compaiono sempre più spesso i cartelli  “store Elgfare” cioè reale pericolo di incontrare alci, per il momento non se ne vedono. Ci siamo imbattuti alcune volte in un triplo segnale di pericolo: attenzione renne-attenzione cervi-attenzione alci, pensavamo ad un traffico di animali piuttosto sostenuto, quindi gli autisti hanno aumentato il livello di attenzione in vista di questi probabili pericoli, ma nulla di tutto ciò, tutto è tranquillo senza alcun intoppo!
Arriviamo in serata nel grazioso villaggio di Mosjoen, dove troviamo un’ottima sosta sulla riva del fiordo e riusciamo anche a fare una bella passeggiata lungo le pittoresche strade di questo minuscolo paese, avvolto nel silenzio più assoluto.
Oggi i kilometri percorsi sono stati 250 con molte soste in punti panoramici o per provvedere all’ approvvigionamento viveri, non ci facciamo mancare proprio nulla, neppure qualche linea di febbre di Vitto e anche di Gabry!

Martedì 4 marzo 2014

Bollettino medico: Vitto sta meglio non ha più febbre, mentre Gabry ha una temperatura piuttosto alta che la costringe a letto, quindi il nostro giretto di shopping nei negozietti del luogo è stato rimandato…pazienza l’importante è che tutti i membri del gruppo tornino al più presto in piena forma!
Il viaggio prosegue stiamo procedendo lungo la E6 per arrivare nei pressi di Trondheim, avvicinandoci ad una grande città il traffico si fa più intenso, più veloce, in molti punti la neve sembra scomparsa lasciando il posto ad una brutta fanghiglia che completa l’opera di insudiciamento dei nostri camper: sembrano quelli di Overland!
Siamo un po’ tristi, ci sembra che messer inverno ci stia lasciando, tramutandosi in una stagione non ben definita, l’aria è fredda, il vento soffia forte ma la neve è solo sula cima delle montagne o qualche macchia sparsa qua o la e i chiodi dei pneumatici rumoreggiano sull’asfalto.
Dopo quasi 380 kilometri siamo in vista di Trondheim, ci fermiamo negli ampi e accoglienti spazi del centro commerciale Malvik, lasciamo riposare tranquilla la nostra malata confidando in una sua velocissima guarigione!

Mercoledì 5 marzo 2014

Gabriela sta meglio, ritorna tra noi, ne siamo tutti contenti e dopo la visita al centro commerciale via nuovamente in strada!
E’ con mio vivo piacere che nella zona di Opdal vedo ricomparire l’inverno innevato che ricopre gli sparuti villaggi disseminati un po’ ovunque, gli alberi si piegano dal peso e qualche motoslitta s’inerpica lungo i pendii!
Arriviamo così a Dombas, località turistica per eccellenza dove campeggia una grande chiesa di legno -Stawkirke- e anche patria dei trolls, di cui uno di grandi dimensioni fa la guardia nel grande piazzale-parcheggio, quindi i 4 trolls avventurieri  nordici venuti fino a qui dall’Italia, si fanno immortalare proprio davanti al maxi gnomo buono!
A proposito di trolls, percorriamo una bella e panoramica strada che ci conduce ad un villaggio dominato dai magici gnomi dei boschi il Dovregubbens Hall, al momento è disabitato e ricoperto di ghiaccio, forse gli gnomi stanno ancora dormendo nei boschi.
Si arriva così, ormai tutti e quattro ritornati in forma a Otta, bella cittadina polo industriale della zona.
Per oggi completiamo la giornata con una buona pastasciutta, domani vedremo cosa ci riserverà il proseguimento del viaggio, dopo 270 kilometri ci concediamo un buon sonno ristoratore!

Giovedì 6 marzo 2014

Cambio gomme dalle chiodate alle semplici invernali per Vitto e poi partenza in direzione Lillehammer, viaggiando su una delle strade più panoramiche e ben tenute, incontrate fino ad ora.
Questo è dovuto perché la città di Lillehammer ha ospitato nel febbraio 1994 un’edizione storica delle Olimpiadi invernali, la cui organizzazione è stata presa ad esempio per la sua efficienza su tutti i fronti.
Il campeggio nel quale sostiamo nella città sede di numerose attività sportive invernale è  ben strutturato e frequentato da molti equipaggi stanziali.
La nostra è solo una breve sosta di passaggio durante il percorso sulla via del ritorno a casa percorrendo circa 120 kilometri.

Venerdì 7 marzo 2014

Dopo una veloce visita alla cittadina e a tutti gli impianti sportivi di Hamar tra cui spicca lo stadio del ghiaccio a forma di chiglia di nave vichinga rovesciata, proseguiamo verso Oslo, sostando per la notte a Svinnesund  in Svezia dopo aver viaggiato per 300 kilometri circa.

Sabato 8 marzo 2014

La tappa odierna, festa della donna, ci porta dopo la sosta pranzo a Varberg, dalla Svezia alla Danimarca, attraverso il ponte sull’Oresund. Ci fermiamo poco dopo Malmoe, dove Renato ha levato molti dei chiodi dai pneumatici del camper, e dove abbiamo trovato una ottima sistemazione per il riposo notturno nonostante le sferzate del vento notturno. I kilometri percorsi sono stati 520 !

Domenica 9 marzo 2014

Il caffè di metà mattina oggi si beve a Faro con un bel sole, ma tanto vento: entrambi ci fanno una bella compagnia. Subito dopo puntiamo direttamente su Rodby per imbarcarci sul traghetto che ci porta in Germania, sulle quattro fidate quattro ruote proseguiamo, per un totale di 370 kilometri per arrivare quasi ad Hannover.

Lunedì 10 marzo 2014

Questa tappa è interamente germanica e ci conduce fino ad Ulm, dove ci fermiamo all’area sosta camper per fare una bella passeggiata nel centro storico della importante città universitaria ricca di cultura e storia. Abbiamo percorso 630 kilometri.

Martedì 11 marzo 2014

Oggi è l’ultimo giorno di viaggio, da Ulm a Bolzano circa 350 kilometri, Renato e Gabry proseguono per Oderzo e dal punto esatto in cui siamo partiti la mattina del 7 febbraio, sostiamo per i saluti di rito, felici della nostra avventura che cercheremo di raccontare a tutti quanti avessero il desiderio di sentire le avventure dei “quattro moschettieri italiani alla conquista del Grande Nord”


Conclusioni:


a) Da parte mia:

Questo viaggio mi ha coinvolta totalmente e con me anche Vitto, Marco e gli altri due compagni di avventura, sempre pronti a mettersi in gioco, un gioco a volte difficile, ma sempre emozionante e stimolante.
“IL VIAGGIO”, dapprima sognato, e poi finalmente concretizzato, ha risposto alle mie speranze, alle mie aspettative; mi sono trovata in un paesaggio sempre immaginato in ogni sua sfaccettatura in ogni suo particolare. Quei silenzi, quei scenari da copertina che non supponevo fossero così belli da sembrare irreali,  gli spazi infiniti, la grandiosità della natura sono ricchezze da conservare, un patrimonio prezioso che porterò sempre con me e con chi vorrà condividere i sussulti e le emozioni che sono i dettagli che compongono la nostra vita.


b) Da parte degli autisti:

Il viaggio “in invernale” a Nordkapp è veramente impegnativo e va affrontato con raziocinio e certosina programmazione sia per quanto riguarda la messa a punto dei mezzi che l’equipaggiamento individuale.
Difficilmente si può compiere con un numero di camper come nella stagione estiva: max 3/5 camper.
Ogni equipaggio deve armarsi di flessibilità, spirito di adattamento e vera amicizia.
Il tempo a disposizione per il viaggio deve poter prevedere degli allungamenti senza pesare sull’armonia e l’atmosfera con i compagni di viaggio.
I partecipanti, devono adoperarsi nel cercare di riempire di contenuti positivi ogni momento e ogni situazione che si presenti durante il viaggio.



A presto…!

Nirvana Kucich Carion